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Copyright musicale: cos’è e perché è importante

Secondo le stime dell’economista Will Page l’ambiente del copyright musicale non è mai stato così fiorente: a oggi si aggira intorno a un valore complessivo di 40 miliardi di dollari. Cifra che sarebbe stata sicuramente più alta se la Pandemia non avesse rallentato alcune entrate derivanti da concerti e diritti per esibizioni pubbliche. Sarebbe però sbagliato, almeno in parte, dire che la Pandemia ha portato solo conseguenze negative al mercato musicale. Numerose realtà come Spotify, infatti, hanno trovato giovamento dai lunghi periodi di lockdown con un aumento delle iscrizioni. Il CEO della piattaforma, Daniel Ek, afferma come tali risultati sarebbero stati raggiunti poiché Spotify non basa la maggior parte della sua esistenza sui ricavi pubblicitari ma sugli abbonamenti degli utenti. I 40 miliardi visti prima, però, sottostimano un risultato già di per sé importante: sono infatti molte le piccole realtà che non rientrano in queste stime. A fare da traino a questo straordinario mercato, ovviamente, la moltiplicazione delle opportunità di monetizzazione legate al digitale.

Copyright musicale: cos’è

Con il termine “copyright” intendiamo l’insieme di diritti concessi dal governo di un Paese per una proprietà intellettuale che viene creata. Nel caso del copyright musicale, ovviamente, ci riferiamo a un’opera musicale. I diritti di utilizzo di un prodotto sotto copyright differiscono di Paese in Paese e la loro principale ragione di esistere è disciplinare come dovrebbe e non dovrebbe essere utilizzata una certa canzone e soprattutto come e chi possa lucrare su di essa. Si tratta, quindi, di una garanzia per il proprietario.

I tipi di copyright musicale

In generale, esistono due tipi di copyright musicale, anche se sarebbe meglio definirli livelli:

  • il copyright che copre una canzone, detto “composizione”;
  • il copyright che copre la registrazione di quella canzone, detto “master”.

Questi due tipi di diritti d’autore possono appartenere a due proprietà differenti.

Come funziona il copyright musicale

Una caratteristica singolare del copyright è che esso è implicito dalla nascita di qualsiasi creazione dell’uomo. Sorge automaticamente, senza bisogno di intermediari o passaggi burocratici, ma necessita comunque di qualche accorgimento perché il tutto funzioni come dovrebbe.

In primo luogo, è necessario dimostrare che si è proprietari di quella canzone mostrando quello che in giurisprudenza viene chiamato “anteriorità del tuo diritto” per palesare a chiunque sfrutti un’opera che essa era già esistente precedentemente. Perché non ci siano ambiguità, è necessario perciò presentare una data che può essere ottenuta anche, banalmente, tramite la testimonianza di una persona che ha sentito una data canzone. Ciò detto, si tratta comunque di misure grezze. Esistono altri metodi per tutelare una propria creazione.

Come registrare una canzone

Il modo più diffuso per tutelare una canzone è affidarsi alla SIAE. Per proteggere un singolo brano, basterà pagare un importo per ottenere una “data certa”. Si potrà fare senza essere associati e avremo una totale garanzia per la durata di 5 anni. In genere, questo è il metodo più consigliato.

Un secondo modo è depositare lo spartito presso un notaio. Anche in questo caso il servizio è a pagamento e da legge verrà archiviato nel registro dell’ufficiale. 

Un altro mezzo utilizzato per assegnare una “data certa”, è ricavarne uno spartito musicale e spedirlo a sé stessi tramite raccomandata inglese, con timbro postale sullo stesso foglio.

Ultima ma non per importanza, è la possibilità di affidarsi ai registri disponibili online che consentono allo stesso modo di ottenere il certificato deposito copyright.

Copyright musicale: quali diritti copre?

Partiamo col dire che il tutto dipende dal Paese in cui risiediamo e intendiamo depositare il copyright. Tra i diritti più comuni abbiamo:

  • possibilità di fare copie/riproduzioni;
  • possibilità di vendere il proprio lavoro;
  • possibilità di adattare (quindi modificare) il lavoro;
  • possibilità di licenziare il lavoro;
  • possibilità di eseguire, diffondere e trasmettere il proprio lavoro.

Copyright musicale e Youtube: come funziona

Sulla pagina dedicata al copyright nelle regole e norme di Youtube si legge che un utente è libero di caricare qualsiasi contenuto video sulla piattaforma nella misura in cui l’ha realizzato personalmente o ne detiene il permesso. Ciò, ovviamente, si applica anche alle tracce musicali.

È opinione diffusa credere che essendo Youtube una piattaforma internazionale valga il fair use come negli Stati Uniti, ma ciò non è vero. In Italia non esiste nessuna disciplina che regoli questo diritto ed è necessario per tale ragione chiedere il permesso al titolare.

La soluzione messa a disposizione da Youtube ma anche altri siti come Purple Planet è offrire agli utenti la possibilità di avere accesso a un’ampia libreria composta da effetti sonori e brani musicali utilizzabili liberamente da ciascun utente.

Come YouTube protegge il copyright

Esistono tre principali strumenti di tutela per mantenere il controllo del proprio oggetto di copyright e presentare quindi un reclamo a YouTube nel caso di violazione.

  • Modulo Web: il modo più semplice per ottenere la rimozione di opere non autorizzate è compilare e inviare l’apposito modulo Web MCA disponibile a tutti e in ogni lingua.
  • Copyright Match Tool: si tratta di uno strumento sofisticato che sfrutta il Content ID per individuare caricamenti su YouTube e consente al creator di chiedere la rimozione del video, inviare un messaggio all’utente che ha caricato il contenuto oppure archiviare la corrispondenza rilevata senza procedere oltre.
  • Content ID: è lo strumento più sofisticato e si basa sull’invio da parte dell’autore del file originale che verrà etichettato attraverso una fingerprint digitale. In questo modo, quando un utente carica un contenuto basterà fare rapidamente un controllo sui due fingerprint in modo tale da individuare eventuali plagi.

Il futuro del copyright musicale

Come abbiamo visto, le stime di Will Page già impressionanti di per sé non sono che una parte di quanto il mercato già offre e soprattutto offrirà in futuro, specialmente nel mondo digitale con le sue infinite possibilità di monetizzare. Eventi come il concerto dei Muse di cui abbiamo parlato con Stageverse non sono che l’inizio di una serie di operazioni che coinvolgeranno gli anni a venire dell’ambiente musicale che, sempre come afferma l’economista, non vedeva un tale numero di vendite dal 1999, anno in cui i CD raggiunsero il picco.

 

 

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